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Qualità del software: come gli strumenti influenzano il lavoro

27.10.2016
Workflow
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Sono sempre stato molto attento agli strumenti che uso. Influenzato da mio zio falegname, iniziai presto a comperare utensili per risolvere da solo le magagne di casa. Imparai subito che comperare un cacciavite buono mi avrebbe fatto spendere di più nell’immediato, ma mi avrebbe ripagato con risparmi di soldi e tempo dopo.

Iniziando a trafficare coi computer, ho scoperto che la cosa si applicava anche qui. Il tempo in più speso per aumentare i miei risparmi per l’acquisto del Commodore 64 (che costava di più dello Spectrum 48) furono ben ripagati dalla qualità del software, che mi permise di presentare una tesina alla maturità che andava oltre le aspettative del tempo.

Ecco, proprio di questo vorrei scrivere oggi: di qualità del software. Di quei programmi scritti così bene che ti migliorano il lavoro e ti fanno venire voglia di usarli. Parlerò solo di applicazioni, perché sui sistemi operativi tutti sanno la mia posizione, e sanno che non ho MAI ritenuto DOS e Windows degni di essere usati.

La premessa è questa: non sono un fautore della spesa zero sul software: nella maggioranza dei lavori il costo del software è proporzionale a quello per cui serve, quindi, anche nell’immediato, il costo del software non è granché rilevante. Un programma che ti migliora il lavoro vale tutti i soldi spesi, un po’ come il cacciavite sopra.

Immagine

Mi piace provare nuovo software, ma finora non ho mai trovato nulla nel campo immagini come Photoshop. È potentissimo (ogni cosa può essere fatta in tre modi diversi), abbastanza veloce, estensibile, e gli ultimi aggiornamenti, che hanno proposto nuove funzioni per interfacce e disegno più concrete dei soliti filtri improbabili hanno fatto solo bene. Nonostante la politica di prezzi di Adobe, che ora chiede un pizzo mensile di 50 europei al mese per usare la sua suite di programmi, continuo ad amarlo perché lavorarci è davvero un piacere. Nuovi programmi si affacciano di continuo, ma veramente nessuno ha tutte le capacità che servono.

Diario/note

In vita mia non sono mai stato capace di usare agende o simili: avere un’ottima memoria me li rendeva superflui. A scuola il diario mi serviva solo per disegnarci sopra. Non ho mai usato le agende per segnare appunti o simili. Mai usato programmi del genere fino all’arrivo di DayOne. L’applicazione per tenere diari perfetta. Semplice ma potente, diretta da usare. Da quando l’ho scoperta la uso per un sacco di cose: segnare giorno per giorno Dati di peso e pressione in dialisi, prendere appunti nelle riunioni, o segnare le ore di lavoro svolte per certi clienti. Badate bene che è la prima volta in 47 anni che uso una cosa del genere, vedete voi che razza di programma posa essere questo: uno che quando mi propongono di usare altre piattaforme (esiste per Mac e iOS, sincronizzandosi automaticamente) mi fa dire: «C’è DayOne? No? Allora peccato ma no».

Sviluppo

Cominciare a lavorare coi sistemi di CMS anni fa ha coinciso con l’abbandonare (meritatamente) alle ortiche Dreamweaver per editor più semplici e diretti. Ne ho girati parecchi ma quelli che amo di più sono due.

Espresso è uno di questi. Ingannevolmente semplice nell’aspetto, è in realtà molto potente e soprattutto ha un sistema di modifica live dei CSS che negli anni mi ha fatto risparmiare letteralmente centinaia di ore di lavoro. L’idea che gli sviluppatori lo stiano un po’ abbandonando mi proietta in un comprensibile sconforto: non sono ancora riuscito a trovare niente di simile.

Atom è il mio nuovo amore per l’editing tout-court. Un bell’editor open source, gratuito, con tante funzioni che mi piacciono, abbastanza agile da essere usato da uno come me. Ha per fortuna adottato una caratteristica già presente in Sublime Text, ovvero la possibilità di chiamare i comandi attraverso un’interfaccia di ricerca: in questo modo si possono usare comandi rari o complessi senza alzare le mani dalla tastiera e senza ricordarne le scorciatoie. Se non è comodità questa…

Grav: anche questo un amore recente. Un piccolo CMS flat-file, ovvero che non utilizza nessun data base per gestire i contenuti. Mi piace talmente usarlo che mi sta spingendo a scrivere di più (se non l’avete notato). Accetta contenuti in Markdown, e questo mi semplifica enormemente la vita. In più: l’icona è stupenda, non trovate?

Scrittura

Scrivo regolarmente col computer circa dal 1984. Quindi ne so qualcosa di programmi di scrittura, e di come si sono sviluppati nel corso degli anni. Non ho mai usato Word per alcunché, preferendo sempre altri software più agili e più gestibili (e anche più affidabili - lo dico per esperienza, avendo aiutato tanti amici in lacrime e recuperare le loro cose masticate da Word).

Il mio programma d’elezione, da quando è uscito, è Ulysses. Mi piace perché è un editor in puro testo. Usa il Markdown per formattare il testo, ma non ti disturba mentre scrivi anzi, ti permette di concentrarti su quello che fai. È adattissimo a testi lunghi e strutturati, lavora bene con postprocessori e programmi di supporto (tipo Marked o TableFlip), è solidissimo e stabilissimo (MAI un crash o dati persi). Non devi nemmeno salvare, meglio di così si muore!

Con un copia e incolla esporta HTML purissimo per il web e, ciliegina sulla torta, funziona benissimo anche su iPhone e iPad, coi quali scambia i dati. Dateci un’occhiata: è una di quelle applicazioni per cui vale la pena comperare una Mac.

Conclusione

La qualità dello strumento condiziona sempre il lavoro svolto: come l’ottima chiave Beta vi permette di lavorare bene coi bulloni, così un programma ben fatto vi semplifica la vita, vi fa risparmiare tempo e produrre di più. Considerate queste cose e non vi accontentate di quello che passa il convento.


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